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Lambrate Feltre / Via Crescenzago

Crescenzago, il vigile è indagato per eccesso di legittima difesa

Secondo la prima ricostruzione ufficiale della polizia locale, avrebbe sparato un colpo dopo che l'altro sudamericano aveva estratto una pistola. La pallottola ad altezza d'uomo

Identificato il cileno 29enne ucciso lunedì pomeriggio a Crescenzago da un proiettile esploso da un vigile urbano. Si chiama Marcello Valentino Gomez Cortes. Intanto la procura ha indagato per eccesso di legittima difesa l'agente.

Ma che cos'è successo esattamente? Secondo una prima ricostruzione, sono circa le 15 quando la centrale operativa riceve una segnalazione per rissa in via Pusiano. Due pattuglie di polizia locale sono giunte sul posto ma non hanno trovato nessuno, se non una Seat Cordoba blu, con targa spagnola, che procedeva ad alta velocità. I vigili l'hanno inseguita fino a via Crescenzago, imboccata contromano.

L'auto dei vigili e quella che stava fuggendo si sono speronate, dopodiché i due fuggitivi sono scesi e hanno tentato di scappare a piedi attraverso il parco Lambro. Mentre scappavano, uno dei due ha puntato la pistola verso un agente, che ha estratto l'arma e ha esploso un colpo.

Vigile spara a sudamericano a Crescenzago (immagini Tm News)

Secondo quanto spiegato da Tullio Mastrangelo (il capo dei vigili), l'altro sudamericano "si è buttato sulla traiettoria del proiettile" ed è stato quindi colpito mentre l'altro continuava a scappare all'interno del parco. Gli agenti hanno chiamato il 118 e Gomez è stato dapprima soccorso a terra e poi trasportato al San Raffaele in codice rosso.

Il vigile urbano, A. A., 36enne, è stato nel frattempo indagato per eccesso di legittima difesa. Lavora nella sezione dedicata all'abusivismo commerciale in zona Duomo e nel pomeriggio di lunedì 13 febbraio si trovava nella zona di corso Buenos Aires quando gli è stato chiesto di recarsi in via Pusiano in seguito alla segnalazione della rissa. Questa sera si trova in procura nell'ufficio del pm Roberto Pellicano, che lo sta interrogando. L'iscrizione nel registro degli indagati è stata definita "un atto dovuto" da fonti vicine alla procura.

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